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28.09.2022 Protocollo

Emendamento di Kigali

Negli ultimi anni l’evoluzione dei quantitativi di HFC immessi sul mercato è stata alimentata da una domanda crescente di impianti di refrigerazione, in particolare nei paesi in via di sviluppo, dove la classe media è in piena espansione, ma anche nei paesi “caldi”.

Il 15 ottobre 2016 le 197 Parti del Protocollo di Montréal hanno firmato l’emendamento di Kigali per ridurre progressivamente l’utilizzo degli idrofluorocarburi (HFC) a livello mondiale. L’accordo consentirà di rafforzare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, che prevede per il 2100 il contenimento del riscaldamento planetario ad un massimo di 1,5-2 °C. Questa evoluzione è stata accolta favorevolmente da tutti i protagonisti europei della refrigerazione e del condizionamento dell’aria.
Seguendo il modello della F-Gas II intrapreso dall’Unione europea, anche l’accordo di Kigali mette in atto un phase down degli HFC in CO2 equivalente.

Il conseguente calendario porterà a ridurre progressivamente l’utilizzo degli HFC secondo tre categorie di paesi, con vari punti di partenza e fasi di riduzione diverse:

– il primo gruppo coinvolge i “paesi sviluppati”;

– il secondo gruppo comprende i cosiddetti paesi “in via di sviluppo”;

– il terzo raggruppa l’India, gli stati del Golfo, l’Iran, l’Iraq e il Pakistan.

Nel 2048 tutti i paesi dovrebbero raggiungere il 15-20% dei loro attuali consumi in CO2 equivalente. Giuridicamente vincolante, il calendario potrà essere rivisto o accelerato per tutti i paesi in relazione ai progressi tecnologici.

N.B.: 16 paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia, e 19 organismi/donatori privati hanno promesso, a monte della firma dell’accordo, un aiuto pari a 80 milioni di dollari (71,5 milioni di euro) per sostenere i paesi in via di sviluppo in questa fase di transizione. Il finanziamento della transizione, stimato in svariati miliardi di dollari, sarà oggetto di nuove discussioni alla fine del 2017 nell’ambito del Protocollo di Montréal.